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Ho iniziato a scrivere per raccontarmi delle storie, ma ben presto ho scoperto la gioia della condivisione. Essendo poi il fantastico il mio genere preferito, con una netta predilezione per le ghost stories ed il gotico in genere, come negarmi il piacere di provare a suscitare un brivido nel lettore, o di indurlo ad un tratto a guardare quell'angolo buio della stanza con occhi nuovi ed inquieti?
Ecco che, quando una cara amica mi ha proposto di collaborare a "L' Alchimia dei Gatti" , una raccolta di racconti d'argomento felino a scopo benefico, ho accolto con gioia l'invito.
E' stata l'occasione per dare forma finalmente ad un'idea nebulosa, poco più di una mera sensazione, che mi portavo dietro dai tempi dell'università a Firenze e che riguardava una strada in un quartiere affascinante: il Viale del Poggio Imperiale.
Per tutto il tempo che ho trascorso in quella città quel viale mi ha sempre ispirato qualcosa che, citando un verso di Edgar Allan Poe, definirei un tremulous delight. Ad anni di distanza quel delizioso fremito mi percorreva ancora quando la mia mente si incamminava lungo il ricordo del viale, e fu così che nacque il racconto "Oltre il cancello".
Il piacere nello scriverlo, nel rileggerlo e, soprattutto, nel farlo leggere ad altri mi indusse ad iniziarne un secondo ("Il limbo"), sempre con un gatto tra i protagonisti, sempre nero. Ed una volta finito ne iniziai un terzo ("Mai dimenticata"), terminato il quale mi dissi: perché non lavorare ad una breve raccolta?
Quanti? Quattro, come i proverbiali gatti, mi sembrò la risposta più logica! E dunque ne mancava ancora uno, uno che completasse la serie... uno che chiudesse il ciclo! Da qui nacque "Un gatto (nero) che si morde la coda", il quarto racconto - o quarto capitolo- di "Quattro gatti (neri)".
Un ringraziamento particolare va a Mimì, la gatta (bianca) di mia moglie, che oltre ad aver benevolmente prestato la propria immagine per la copertina, ha saputo con pazienza insinuare qualche barlume di saggezza felina nella mia zucca dura di bipede.
Ecco che, quando una cara amica mi ha proposto di collaborare a "L' Alchimia dei Gatti" , una raccolta di racconti d'argomento felino a scopo benefico, ho accolto con gioia l'invito.
E' stata l'occasione per dare forma finalmente ad un'idea nebulosa, poco più di una mera sensazione, che mi portavo dietro dai tempi dell'università a Firenze e che riguardava una strada in un quartiere affascinante: il Viale del Poggio Imperiale.
Per tutto il tempo che ho trascorso in quella città quel viale mi ha sempre ispirato qualcosa che, citando un verso di Edgar Allan Poe, definirei un tremulous delight. Ad anni di distanza quel delizioso fremito mi percorreva ancora quando la mia mente si incamminava lungo il ricordo del viale, e fu così che nacque il racconto "Oltre il cancello".
Il piacere nello scriverlo, nel rileggerlo e, soprattutto, nel farlo leggere ad altri mi indusse ad iniziarne un secondo ("Il limbo"), sempre con un gatto tra i protagonisti, sempre nero. Ed una volta finito ne iniziai un terzo ("Mai dimenticata"), terminato il quale mi dissi: perché non lavorare ad una breve raccolta?
Quanti? Quattro, come i proverbiali gatti, mi sembrò la risposta più logica! E dunque ne mancava ancora uno, uno che completasse la serie... uno che chiudesse il ciclo! Da qui nacque "Un gatto (nero) che si morde la coda", il quarto racconto - o quarto capitolo- di "Quattro gatti (neri)".
Un ringraziamento particolare va a Mimì, la gatta (bianca) di mia moglie, che oltre ad aver benevolmente prestato la propria immagine per la copertina, ha saputo con pazienza insinuare qualche barlume di saggezza felina nella mia zucca dura di bipede.
Sybasus, il nuovo romanzo breve
A Bolzano e altrove, ancora un romanzo in quattro racconti
Riporto qui sotto, con malcelato orgoglio e soddisfazione, due recensioni di "Quattro gatti (neri)". La prima è stata pubblicata nel luglio 2010 da Marzia, l'amica che diede l'impulso iniziale a quest'avventura, nel suo blog La Stanza dell'Arte (www.lastanzadellarte.blogspot.com); la seconda, a firma di Mirna Moretti, è apparsa su Trentoblog (www.trentoblog.it) il 16 marzo 2012.
Partiamo dal retroscena, da quello che non tutti sanno e pochi potrebbero immaginare. Tutto nasce durante una cena, alle terrazze della luna, cibo raffinato atmosfera d'altri tempi e la mente che guizza come i delfini nell'oceano. Idee, progetti che si concretizzano e si trasformano e ti regalano quell'energia che ti permette di esprimere delle emozioni.Realtà e fantasia si intrecciano e convivono in armonia per farci addentrare, con il narratore protagonista di questi quattro racconti e un gatto (rigorosamente nero), in un mondo fantastico alla scoperta di un'incoerenza nella realtà e all’inevitabile accettazione dello straordinario. (Marzia)
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Quattro racconti gotici, se per gotico intendiamo ambienti misteriosi con rovine, chiari di luna inquietanti, il soprannaturale e i …gatti neri simbolo del mistero nel bene e nel male. Da Walpole, Radcliffe fino a Poe e Lovecraft abbiamo letto con brividi di paura di avvenimenti che non sapevamo esistessero, o forse sì? .
E il gatto nero di Edgar Allan Poe murato vivo con una moglie assassinata che denuncerà con il suo miagolio il marito assassino?
Ce lo ricordiamo tutti come forse sapremo anche che Poe sarebbe voluto essere un gatto…nero.
I gatti di Emanuele M.Pozzo sono non solo misteriosi, intelligenti, ma sono giusti e riequilibratori di un ordine spezzato. Tra realtà e immaginazione, tra veglia e sogno.
In questi racconti sono stati scelti luoghi tipici del gotico:un giardino segreto e abbandonato, una grande biblioteca in una villa antica, una Pinacoteca con dipinti pieni di simboli, un relitto abbandonato in fondo al mare.
Un gatto nero dagli occhi verdi appare alla fine di un lungo viale di cipressi che l’io narrante suole percorrere spesso. Sin dalle prime pagine si è spinti a proseguire a leggere come seguendo i passi obbligati di chi cammina .
“Oltre il cancello” è l’inizio dell’addentrarsi in una dimensione “altra”, quella della paura della Morte, dell’oscuro che è in noi e intorno a noi, l’antico inconscio collettivo che teme l’Ade. Il gatto è su un pilastro e spinge il protagonista ad entrare. E’ un guardiano silenzioso che accompagna in tutto ciò che di inconoscibile c’è nella vita.
E un altro gatto nero è il deus ex machina del racconto Il Limbo, il mio preferito, perchè si parla di libri reali e immaginati. Nella grande biblioteca che si estende nel seminterrato di una villa antica il protagonista deve catalogare e riordinare migliaia di testi. Scopre così guidato dal gatto testi nominati nei romanzi di Poe e Lovecraft. Emozione intensa di sapere che questi libri non sono mai esistiti ma che a lui è dato tenerli in mano e sfogliarli senza però poter portarli fuori dal seminterrato dove il gatto è il padrone e il guardiano. Come non sentuirsi dunque una pedina come Alice nel regno del Re rosso ?
Emanuele M.Pozzo scrive benissimo e ci fa sentire reale questa avventura tra pseudolibri, tra i quali campeggia il terribile Necromion immaginato da Lovecraft. Si incrina la realtà dell’impossibile che deve rimanere sempre nel Limbo.
E tra sogno e realtà siamo anche nel terzo bellisimo racconto “Mai dimenticata”. Quadri con vedute notturne intrigano immediatamente il protagonista specialmente quello che ritrae un panorama sotto la luna che gli riporta alla mente alcuni versi di Montale ” Mondo che dorme o mondo che si gloria d’immutata esistenza: chi può dire?”
La vita è sogno? O è il contrario? Attraverso lo specchio si confermano misteriosi indizi naturalmente suggeriti da un gatto nero, questa volta dipinto sul quadro. Inizia una ricerca capillare di Marianna, vissuta alla fine del’700, la cui esistenza si conosce attraverso apparizioni oniriche e la tecnica pittorica della anamorfosi.
Che splendido racconto! Non solo perchè si parla del momento in cui si è in bilico tra veglia e sonno, come capita talvolta all’alba, poco prima di svegliarsi, quando si percepisce il tutto tondo della realtà e della metafisica (come diceva Schnitzler), ma anche perchè il gatto continua come una divinità ad accompagnare gli avvenimenti.
L’ultimo racconto che si ripiega sugli altri in un modo particolare e imprevedibile “ Un gatto (nero) che si morde la coda” termina in un Cafè-Bistrot-Libreria!
Da leggere. (Mirna Moretti)
Partiamo dal retroscena, da quello che non tutti sanno e pochi potrebbero immaginare. Tutto nasce durante una cena, alle terrazze della luna, cibo raffinato atmosfera d'altri tempi e la mente che guizza come i delfini nell'oceano. Idee, progetti che si concretizzano e si trasformano e ti regalano quell'energia che ti permette di esprimere delle emozioni.Realtà e fantasia si intrecciano e convivono in armonia per farci addentrare, con il narratore protagonista di questi quattro racconti e un gatto (rigorosamente nero), in un mondo fantastico alla scoperta di un'incoerenza nella realtà e all’inevitabile accettazione dello straordinario. (Marzia)
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Quattro racconti gotici, se per gotico intendiamo ambienti misteriosi con rovine, chiari di luna inquietanti, il soprannaturale e i …gatti neri simbolo del mistero nel bene e nel male. Da Walpole, Radcliffe fino a Poe e Lovecraft abbiamo letto con brividi di paura di avvenimenti che non sapevamo esistessero, o forse sì? .
E il gatto nero di Edgar Allan Poe murato vivo con una moglie assassinata che denuncerà con il suo miagolio il marito assassino?
Ce lo ricordiamo tutti come forse sapremo anche che Poe sarebbe voluto essere un gatto…nero.
I gatti di Emanuele M.Pozzo sono non solo misteriosi, intelligenti, ma sono giusti e riequilibratori di un ordine spezzato. Tra realtà e immaginazione, tra veglia e sogno.
In questi racconti sono stati scelti luoghi tipici del gotico:un giardino segreto e abbandonato, una grande biblioteca in una villa antica, una Pinacoteca con dipinti pieni di simboli, un relitto abbandonato in fondo al mare.
Un gatto nero dagli occhi verdi appare alla fine di un lungo viale di cipressi che l’io narrante suole percorrere spesso. Sin dalle prime pagine si è spinti a proseguire a leggere come seguendo i passi obbligati di chi cammina .
“Oltre il cancello” è l’inizio dell’addentrarsi in una dimensione “altra”, quella della paura della Morte, dell’oscuro che è in noi e intorno a noi, l’antico inconscio collettivo che teme l’Ade. Il gatto è su un pilastro e spinge il protagonista ad entrare. E’ un guardiano silenzioso che accompagna in tutto ciò che di inconoscibile c’è nella vita.
E un altro gatto nero è il deus ex machina del racconto Il Limbo, il mio preferito, perchè si parla di libri reali e immaginati. Nella grande biblioteca che si estende nel seminterrato di una villa antica il protagonista deve catalogare e riordinare migliaia di testi. Scopre così guidato dal gatto testi nominati nei romanzi di Poe e Lovecraft. Emozione intensa di sapere che questi libri non sono mai esistiti ma che a lui è dato tenerli in mano e sfogliarli senza però poter portarli fuori dal seminterrato dove il gatto è il padrone e il guardiano. Come non sentuirsi dunque una pedina come Alice nel regno del Re rosso ?
Emanuele M.Pozzo scrive benissimo e ci fa sentire reale questa avventura tra pseudolibri, tra i quali campeggia il terribile Necromion immaginato da Lovecraft. Si incrina la realtà dell’impossibile che deve rimanere sempre nel Limbo.
E tra sogno e realtà siamo anche nel terzo bellisimo racconto “Mai dimenticata”. Quadri con vedute notturne intrigano immediatamente il protagonista specialmente quello che ritrae un panorama sotto la luna che gli riporta alla mente alcuni versi di Montale ” Mondo che dorme o mondo che si gloria d’immutata esistenza: chi può dire?”
La vita è sogno? O è il contrario? Attraverso lo specchio si confermano misteriosi indizi naturalmente suggeriti da un gatto nero, questa volta dipinto sul quadro. Inizia una ricerca capillare di Marianna, vissuta alla fine del’700, la cui esistenza si conosce attraverso apparizioni oniriche e la tecnica pittorica della anamorfosi.
Che splendido racconto! Non solo perchè si parla del momento in cui si è in bilico tra veglia e sonno, come capita talvolta all’alba, poco prima di svegliarsi, quando si percepisce il tutto tondo della realtà e della metafisica (come diceva Schnitzler), ma anche perchè il gatto continua come una divinità ad accompagnare gli avvenimenti.
L’ultimo racconto che si ripiega sugli altri in un modo particolare e imprevedibile “ Un gatto (nero) che si morde la coda” termina in un Cafè-Bistrot-Libreria!
Da leggere. (Mirna Moretti)