Francesco Vaia: "I medici di base come i vigili: ci diano una mano a non ingolfare i drive in" (Huffington Post, 8/10/2020)
Caro Prof Vaia,
quando mai s'è sentito che uno psichiatra si sia permesso di dire ai cardiologi come fare il loro lavoro? Quando un ortopedico agli internisti? Un neurochirurgo ai dermatologi?
Secondo le definizioni WONCA,
" La medicina generale/medicina di famiglia è una disciplina accademica e scientifica, con propri contenuti educativi e di ricerca, proprie prove di efficacia, una propria attività clinica e una specialità clinica orientata alle cure primarie."
e
"I medici di medicina generale/medici di famiglia sono medici specialisti formati ai principi della disciplina."
Dunque, qualcuno mi spieghi come mai, politici come specialisti in statistica medica, igienisti come tranvieri, abbiano sovente la pretesa di dirci come dovremmo lavorare.
Nella nostra categoria i Caduti sono stati molti, il che testimonia sia della nostra presenza attiva in quest'emergenza, che della scarsità di mezzi con i quali ci è stato chiesto di affrontarla. Pretendere rispetto mi sembra legittimo!
"I medici devono visitare i pazienti, andare nelle case dei loro assistiti, visitarli, verificare se presentano determinati sintomi, non spedirli a fare il tampone, magari dopo una consultazione telefonica." afferma Lei.
Caro Prof., senza volerLe apparire pignolo e saputello, i sintomi sono quelli che riferisce il paziente, mentre i segni sono quelli che vengono rilevati all'esame obiettivo. Fin dall'inizio della pandemia, il caso sospetto e' stato definito in base a una serie di sintomi (mal di gola, tosse, dispnea, ageusia, diarrea etc.), un segno (febbre) e alcuni dati anamnestici (contatti con casi accertati o sospetti, provenienza da zone a rischio). NESSUNO di questi elementi necessita di una valutazione in presenza da parte del medico per essere rilevato. In aggiunta, NESSUN reperto obiettivo riscontrato al letto del paziente, in presenza di un quadro sindromico sospetto, consentirebbe di escludere una diagnosi di covid-19.
Dunque, quale beneficio ne trarrebbe la gestione dell'epidemia, da una moltitudine di MMG che, come api impollinatrici, passasse di casa in casa a visitare tutte le "influenza-like ilnesses" e le faringiti febbrili, se non sottrarre tempo e risorse alla gestione del resto dei problemi di salute della popolazione (Le do una notizia: i diabetici continuano ad esistere, i cardiopatici continuano a scompensarsi, i tumori continuano a recidivare...) e ritrovarci con una moltitudine di ambulatori chiusi (si spera temporaneamente!), causa MMG infettati?
Non siamo "vigili urbani". Non siamo pedine da disporre a piacimento. Non siamo factotum o tappabuchi: siamo specialisti, come Lei, e come tali pretendiamo il rispetto dovuto a dei colleghi.
Caro Prof Vaia,
quando mai s'è sentito che uno psichiatra si sia permesso di dire ai cardiologi come fare il loro lavoro? Quando un ortopedico agli internisti? Un neurochirurgo ai dermatologi?
Secondo le definizioni WONCA,
" La medicina generale/medicina di famiglia è una disciplina accademica e scientifica, con propri contenuti educativi e di ricerca, proprie prove di efficacia, una propria attività clinica e una specialità clinica orientata alle cure primarie."
e
"I medici di medicina generale/medici di famiglia sono medici specialisti formati ai principi della disciplina."
Dunque, qualcuno mi spieghi come mai, politici come specialisti in statistica medica, igienisti come tranvieri, abbiano sovente la pretesa di dirci come dovremmo lavorare.
Nella nostra categoria i Caduti sono stati molti, il che testimonia sia della nostra presenza attiva in quest'emergenza, che della scarsità di mezzi con i quali ci è stato chiesto di affrontarla. Pretendere rispetto mi sembra legittimo!
"I medici devono visitare i pazienti, andare nelle case dei loro assistiti, visitarli, verificare se presentano determinati sintomi, non spedirli a fare il tampone, magari dopo una consultazione telefonica." afferma Lei.
Caro Prof., senza volerLe apparire pignolo e saputello, i sintomi sono quelli che riferisce il paziente, mentre i segni sono quelli che vengono rilevati all'esame obiettivo. Fin dall'inizio della pandemia, il caso sospetto e' stato definito in base a una serie di sintomi (mal di gola, tosse, dispnea, ageusia, diarrea etc.), un segno (febbre) e alcuni dati anamnestici (contatti con casi accertati o sospetti, provenienza da zone a rischio). NESSUNO di questi elementi necessita di una valutazione in presenza da parte del medico per essere rilevato. In aggiunta, NESSUN reperto obiettivo riscontrato al letto del paziente, in presenza di un quadro sindromico sospetto, consentirebbe di escludere una diagnosi di covid-19.
Dunque, quale beneficio ne trarrebbe la gestione dell'epidemia, da una moltitudine di MMG che, come api impollinatrici, passasse di casa in casa a visitare tutte le "influenza-like ilnesses" e le faringiti febbrili, se non sottrarre tempo e risorse alla gestione del resto dei problemi di salute della popolazione (Le do una notizia: i diabetici continuano ad esistere, i cardiopatici continuano a scompensarsi, i tumori continuano a recidivare...) e ritrovarci con una moltitudine di ambulatori chiusi (si spera temporaneamente!), causa MMG infettati?
Non siamo "vigili urbani". Non siamo pedine da disporre a piacimento. Non siamo factotum o tappabuchi: siamo specialisti, come Lei, e come tali pretendiamo il rispetto dovuto a dei colleghi.