mi sono sentito profondamente insultato dalle sue parole. La prego di leggere la lista dei Colleghi caduti a causa dell'epidemia, nella quale noi MMG passacarte siamo assai ben rappresentati: fa sorgere il dubbio che l'inchiostro dei timbri sia un veicolo di contagio finora misconosciuto!
Noi che visitiamo, studiamo, ci facciamo carico dei problemi dei nostri pazienti e mettiamo in campo le nostre migliori risorse per cercare di risolverli, non siamo una minoranza. Sarebbe fantastico se il nostro lavoro si esaurisse con le 15 ore di ambulatorio settimanali, ma non è mai neanche lontanamente così e mai lo sarà: da libero professionista, il mio obiettivo giornaliero non è arrivare all'ora della stimbratura, ma finire la giornata senza lasciarmi alle spalle problemi non propriamente affrontati (non ho la presunzione di dire "risolti"). E se questo significa che tra ore supplementari di ambulatorio, visite domiciliari, telefonate, email, lettura di esami, approfondimenti e altro, la giornata finirà a mezzanotte o che dovrò proseguire nel weekend, beh... it's part of the business!
Malattia? Quante volte ho visitato dei pazienti stando nettamente peggio di loro (nulla di contagioso da parte mia, s'intende!), con magari alla fine il rilascio di un certificato INPS, pur pienamente legittimo e sacrosanto!
E a quante mail di pazienti preoccupati ho risposto durante il weekend o dal luogo di vacanza.
Parlo in prima persona, ma so per certo di non essere un'eccezione.
Si intenderebbe dunque "metterci in riga" facendo di noi dei dipendenti? Ci si scordi allora di tutto questo! E in quanto alla sburocratizzazione del nostro lavoro come effetto del passaggio alla dipendenza dal SSN... beh, appena riprendo fiato dal subitaneo attacco di ilarità che mi ha colto, proverò a risponderle.
Vede, una delle peculiarità della Medicina generale è proprio il rapporto diretto fra il medico e il paziente, prioritario anche rispetto a quello fra il professionista e il Sistema sanitario per il quale opera in convenzione. Ciò consente al medico di esercitare quella funzione di advocacy a tutela del paziente - anche e soprattutto nei confronti della Sanità pubblica! - che un rapporto di subordinazione rispetto all'ASL renderebbe chiaramente impossibile. Se ci pensa, è lo stesso motivo per cui lo status di Ente governativo della CRI è stato a lungo considerato un'anomalia italiana, risoltasi di recente con la sua privatizzazione.
Circa le "Case della Comunità", le "Case della Salute" o simili aggregazioni: il problema non è avere tutto e tutti (MMG, altri specialisti, macchinari etc.) riuniti in un unico luogo, ma piuttosto avere la pronta disponibilità e l'efficace interazione tra tali risorse. Qualche precisazione al riguardo: parlare di Medici di famiglia e Specialisti non è corretto: secondo la definizione Wonka la nostra disciplina ha piena dignità di branca specialistica. L'ossimoro "generale/specialità" è solo apparente: noi MMG siamo specialisti in una branca che si occupa, non "di tutto un po'", ma della visione d'insieme, della persona considerata nel proprio contesto sia dal punto di vista sincronico che diacronico, del ricostruire la relazione e il dialogo fra diverse visioni cliniche, legittimamente e necessariamente settoriali. Nella tanto invocata Europa, il carattere accademico della Medicina generale è da tempo già riconosciuto. Noi, figliastri di Asclepio, siamo ancora in attesa...
Quanto ai macchinari, anche qui si sconta un comune inghippo semantico: l'Azienda sanitaria potrà anche mettermi a disposizione un ecografo, ma a me serve un ecografista! Già ora molti Colleghi praticano quella che si chiama "visita eco-assistita", in cui l'ecografo viene utilizzato come estensione e affinamento della semeiotica tradizionale (ispezione, palpazione, percussione e auscultazione); altri, in virtù della propria esperienza e formazione, eseguono ecografie complete, refertandole. Tutto ciò però si basa su percorsi formativi individuali, che non fanno parte del curriculum accademico standard di un medico, Non in Italia almeno.
Qualora però si parli di diagnostica ecografica completa (in particolare, diagnosi di esclusione di patologie gravi, magari a uno stadio iniziale), questa compete a chi abbia centinaia di esami eseguiti alle proprie spalle, meglio se effettuati in ambito ospedaliero, dove la casistica sia realmente varia e il tutoring tra colleghi con diversa esperienza consenta una reale crescita professionale. Nessuno di noi vuole essere costretto a fare l'apprendista stregone! E in questo caso non vedo proprio l'utilità nel decentrare le risorse. Ottimo sarebbe se anche qui, come in altri Paesi, un livello base di ecografia facesse parte delle abilità semeiologiche di ciascun MMG; meglio ancora, di ciascun medico. Per ottenere ciò, fin d'ora si dovrebbe insegnare all'università l'ecografia pratica, e a coloro che come me già lavorano e non hanno avuto finora la possibilità di formarsi in questo campo, si dia la possibilità di farlo.
Come?Tempo!
Lei ha idea di quanto tempo ci venga sottratto dagli adempimenti burocratici? Se siamo passacarte non è certo per nostra scelta ("mamma, mamma... da grande voglio fare il passacarte!"), ma per colpa di un sistema che ci vuole scribacchini, modulatori della spesa sanitaria, cani da guardia dell'assenteismo. E con il passaggio alla dipendenza, questo non potrà che peggiorare.
Un caso per tutti, i certificati di malattia: Le pare possibile che io debba certificare una malattia di un giorno per cefalea? Un conto è che io visiti il paziente perché ho dubbi sulla natura del suo disturbo; un altro è che il cefalalgico cronico, già in terapia e magari pure seguito a livello specialistico, ad ogni singolo attacco d'intensità tale da non consentirgli di lavorare debba venire da me a dirmi: "Ho l'emicrania". E a quel punto io invio all'INPS un bel certificato con scritto: "Ha l'emicrania" (oltre al discorso del rapporto fiduciario, non vi è alcun elemento che possa emergere da una visita per il quale io possa confutare la sua affermazione, ma per certificare sono legalmente obbligato a vederlo). In quei momenti sì che mi sento un inutile scribacchino, e anche un po' l'interprete pazzo che accoglie Woody Allen all'aeroporto ne "Il dittatore dello Stato Libero di Bananas"!
Non parliamo poi della pletora di certificati trascritti, giacché molti specialisti (quelli "veri") ritengono - contra legem - che l'emissione del certificato INPS non sia loro dovere, né un compito alla loro altezza. "Si rivolga al suo medico di base per i giorni" è l'offensivo e squalificante Leitmotiv a cui siamo abituati. E anche questi certificati, ovviamente, richiedono la visita.
Parlando poi di errori e inefficienze del sistema sanitario, nello scenario delineato dalla pandemia il nostro compito principale è stato - ed è - quello di continuare a far funzionare la medicina non-covid correlata, sia per la cronicità che per l'acuzie, ma ciò non è affatto facile, tra visite ed esami strumentali disdetti o posticipati sine die ed esami di laboratorio che prima si eseguivano in giornata e che ora vengono programmati a quindici giorni. Il paziente allora, spesso su suggerimento degli amministrativi dei servizi di prenotazione, ci chiede di applicare dei codici di priorità ("si faccia mettere la priorità dal suo medico di base") ; ma i criteri RAO non ce lo consentono (se ce ne fossero state le condizioni cliniche, lo avremmo già fatto fin dall'inizio). Ed è allora, nell'illusione di ottenere in breve gli accertamenti o le procedure di cui abbisogna con urgenza (reale o percepita), che il cittadino si rivolge al Pronto soccorso come fosse un magico portale spalancato sul paradiso della diagnostica.
Questo meccanismo, alimentato dai lunghi tempi d'accesso alle prestazioni diagnostiche e specialistiche, è sempre esistito anche in epoca pre-covid e non può certo essere imputato a noi. Inoltre, se si insiste coll'immagine del "medico della mutua passacarte" (da parte mediatica presentandoci così, e da parte della Sanità pubblica, sommergendoci di inutili e bizantini adempimenti burocratici) , non stupiamoci se nella percezione dei pazienti, per un problema "serio" non sia il nostro ambulatorio, ma solo ed esclusivamente l'ospedale il luogo deputato alla sua gestione.
Per concludere, ecco la conseguenza di un'altra anomalia italiana, quella per la quale i MMG non vengono considerati specialisti: un Medico di medicina generale non potrà mai diventare primario del proprio servizio, salvo che non sia specialista anche in un'altra branca. Immagini la stessa cosa applicata all'Ortopedia (che so, un primario... Otorino), o alla Ginecologia (primario Anatomopatologo, perché no?). In pratica verremmo a trovarci subordinati e diretti da qualcuno privo delle conoscenze e competenze, accademiche e pratiche, specifiche della nostra disciplina. Paradossale, nevvero?
Già i Medici di medicina generale cominciano a scarseggiare. Crediamo davvero che dopo una riforma peggiorativa di questo tipo, che svilirebbe e snaturerebbe la nostra Disciplina, gli aspiranti MMG subordinati abbonderanno? Siamo davvero convinti che l'autonomia organizzativa dei MMG sia il male della nostra Sanità, e non invece una risorsa da valorizzare adeguatamente?
Se desiderasse approfondire questi, e altri temi inerenti alla nostra professione, sono a sua disposizione (e come me, ne sono certo, molti altri Colleghi).
Distinti saluti.
Dr. Emanuele Pozzo